Cittadini di questo tempo Cosa significa essere cittadine, cittadini del nostro tempo?

Sabrina Lovato

Cittadini: appartenenti a una comunità, la comunità umana.

La comunità delle persone che osservano, pensano, riflettono le questioni proprie e quelle del mondo, nel quale le proprie non possono non essere inserite.

Cittadini: elementi di questo mondo.

Il nostro mondo: con questa aria.

L’aria che vent’anni fa ha conosciuto l’esplosione al reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl.
Aria e luoghi contaminati: 500.000 morti
30 chilometri di fascia circostante intransitabile e tuttavia
9 milioni di persone costrette a vivere in aree contaminate dalle radiazioni. Bambini che si ammalano. Conseguenze dolorose infinite.

Il nostro mondo: con questa acqua.
Inaccessibile a più di un sesto degli abitanti del mondo. Quasi cinque milioni, soprattutto bambini, che muoiono ogni anno a causa di malattie legate all’uso di fonti contaminate.

Il nostro mondo: con questo fuoco.
Fuochi che incendiano: cittadini che muoiono di violenza, di guerra.
Guerra, un’altra parola per rappresentare il denaro.

Il nostro mondo: con questa terra.
Ad esempio: una terra, l’Argentina, con l’aria, l’acqua e il fuoco dentro. Il 24 marzo 1976.
Uno spettacolo teatrale ripercorre i fatti della storia.
Argentina seven-UP, dei Teatri OFFesi di Pescara

Le note didascaliche lo presentano così:

“La dittatura militare argentina attacca frontalmente l’opposizione nel paese ovvero un’intera generazione di giovani dai 20 ai 35 anni determinando la sparizione fisica per almeno 30.000 di essi. Una tragedia ancora fresca che ha goduto di inaspettati sostegni non solo in Argentina e soprattutto del silenzio internazionale.”

Lo spettacolo teatrale strumento di conoscenza?
Metodo di ricerca storica dal basso?
Linguaggio del corpo alla ricerca dei segni indelebili sui corpi torturati e fatti scomparire per sempre?
La realtà scenica è forse meno vera della storia?

Gli attori in scena forse sono estranei alle sofferenze dei protagonisti di quelle vite a Buenos Aires? E gli spettatori in platea?

“Lo spettacolo è inserito in “Cantiere Argentina”, un’esperienza-progetto costruita da una rete di associazioni che, spinta dal desiderio di conoscere e raccontare attraverso molteplici linguaggi, attua pratiche di storiografia dal basso come assunzione di responsabilità, cittadinanza attiva, partecipazione alla formazione dei saperi, apertura di luoghi di verità nei territori.”

Osservare, pensare, riflettere, agire.
Agire. Voler sapere. Far sapere. Ricordare.
Attuare pratiche di storiografia dal basso? E’ parlare strano?
Oppure è indagare le notizie che ci arrivano, qualcuna, una per volta, una che può ricollegarsi ad un’altra e ad un’altra.

Ricercare. E nella ricerca essere pronti ad incontri inattesi, difficili, a verità stupefacenti.

Senza esercitare il “bisogno” di censura (1), senza percorrere la via delle trame sotterranee, del dire del contraddire e del rettificare, del non dire ma dell’allusivamente accennare, dell’espediente personale anziché delle azioni negoziate, dell’arroganza.

“Già ho accennato altrove alla pallida vita culturale di questo paese, tuttora impostata su basi mecenatistiche, ed affidata all’interessamento di persone facoltose, od anche solo di professionisti ed artisti, specialisti e tecnici, che sono pagati piuttosto bene.
Particolarmente interessante è la soluzione che è stata proposta, o per dir meglio che si è spontaneamente imposta, per il problema della censura. Verso la fine dello scorso decennio il «bisogno» di censura, per vari motivi, subì in Bitinia un vivace incremento(2) .”

24 marzo 1976, trent’anni trascorsi dal golpe in Argentina.

26 aprile 1986, vent’anni dall’esplosione alla centrale nucleare di Chernobyl.

9 e 10 aprile 2006, elezioni politiche. La metà degli italiani votanti chiede un governo diverso dal precedente. La metà più zero virgola uno. La maggioranza.

25 aprile 1945-2006, la Liberazione. La resistenza. Resistenza come contrario di resa.

Soltanto 11 su 1200 professori universitari rifiutarono il giuramento di adesione al regime fascista.

Undici resistenti.

Primo maggio 2006, chi lavora e chi non lavora.

E il desiderio di riposo.

Di pace.

(1) P. Levi, Censura in Bitinia, in Storie naturali, Einaudi, 1966

(2) Ibidem