Impatto su salute e ambiente della TAV in Val di Susa

Lavori che dureranno anni, produrranno migliaia di metri cubi di materiale ad alto rischio di inquinamento per la presenza di fibre di amianto o perché radioattivo; un centinaio di medici della Val di Susa hanno segnalato i rischi che ne deriveranno per la popolazione dall’esposizione, ma quest’opera si deve realizzare comunque in nome del progresso

Ada Masucci

Erano anni che non sentivo parlare della Val di Susa alla televisione, tanti, da quando ero bambina e durante carosello veniva proposta la reclame delle camicie indossate da un noto attore e confezionate con il cotone prodotto dai cotonifici Valle Susa. La Val di Susa era un posto lontano sconosciuto dove mio padre era emigrato in cerca di lavoro e l’aveva trovato proprio ai cotonifici della valle.

Oggi la Val di Susa è casa mia e senza cedere ai sentimentalismi è rincuorante per me riconoscere ogni volta il profilo delle montagne, del Musiné, della Sacra di San Michele, del Rocciamelone e pensare “sono a casa”, in qualche modo l’ho adottata dal momento che un’altra casa l’ho dovuta lasciare.

Oggi della Val di Susa si ritorna a parlare in apertura dei telegiornali nazionali, sulle prime pagine dei giornali perché purtroppo un pacco bomba è stato fatto trovare su una strada in prossimità di Susa come forma di protesta contro l’Alta Velocità.

Ieri sera 5 novembre a Susa (e non a Torino come scrive “La Repubblica”) 15.000 persone hanno sfilato per manifestare il loro dissenso e la loro condanna verso forme di protesta illegali e per manifestare ancora una volta in modo composto e civile la loro contrarietà alla realizzazione del progetto TAV-TAC (treni ad alta velocità e ad alta capacità).

Non è la prima manifestazione che i cittadini della Val di Susa organizzano; negli anni scorsi ce ne sono state altre, l’ultima questa primavera in cui 30.000 persone, anziani giovani, bambini, come ieri sera hanno sfilato per le strade della valle per dire NO TAV e per “dire la loro” sul governo di un territorio in cui loro ci abitano e vogliono continuare a viverci. Ogni volta migliaia di persone hanno aderito contente di esserci, di partecipare rispettando le regole del gioco democratico. Il rispetto delle regole della democrazia implica che un’opera così imponente, a nostro avviso persino devastante, che farà scempio della nostra valle, non possa essere realizzata senza il confronto e il consenso dei cittadini che ci abitano. Sono state usate espressioni iperboliche come opera faraonica per indicare ciò che ci si accinge a fare in Val di Susa. Lo sarà certamente per i costi economici, umani e a differenza delle piramidi lo sarà anche per l’ambiente. Il collegamento ferroviario nel percorso che attraversa la valle prevede la costruzione di più gallerie di cui una lunga ben 52 Km. Si pensa che i lavori dureranno 10-15 anni (se tutto va bene naturalmente); ci sarà la produzione di migliaia di metri cubi di materiale ad alto rischio di inquinamento per la presenza di fibre di amianto o perché radioattivo; un centinaio di medici della Val di Susa hanno segnalato in un documento reso pubblico i rischi che ne deriveranno per la popolazione dall’esposizione a queste sostanze.

La Val di Susa è ben ventilata come molte valli alpine e quindi come è stato giustamente segnalato le fibre di amianto verrebbero trasportate dal vento anche nelle aree più popolose della bassa valle fino a Torino e comuni vicini. Eppure i politici (di cui nessuno abita in Val di Susa) a livello provinciale, regionale e nazionale, di destra e di sinistra, con l’eccezione dei Verdi e di Rifondazione comunista, non hanno alcuna esitazione ad affermare che quest’opera si deve realizzare in nome del progresso, del miglioramento dei collegamenti ferroviari tra Torino e Lione (ma chi si preoccupa delle migliaia di pendolari che viaggiano quotidianamente su treni sporchi, sempre in ritardo o fermi per guasti da scarsa manutenzione?). E’ opportuno ricordare che sono contrarie alla realizzazione dell’Alta Velocità la popolazione, le amministrazioni locali, sindaci e Comunità montane indipendentemente dall’orientamento politico.

Si parla di vantaggi che seguiranno per le popolazioni locali, ma su cui esistono concretamente pochi dati, mentre ce ne sono altri accumulati in questi anni da persone competenti sugli svantaggi sia in termini economici sia ambientali (vedi www.notavtorino.org)

Alla retorica del progresso, della necessità di rimanere agganciati all’Europa poi si aggiunge il rischio di perdere i finanziamenti stanziati a livello europeo se i lavori non iniziano e qui si capisce perché c’è tanta fretta di cominciare. Allora passano in secondo piano il rispetto dell’ambiente da tutelare per chi ci vive oggi e per lasciarlo vivibile alle generazioni future, il rispetto per la salute di chi ci abita e non solo, il rispetto del confronto e del dialogo con chi vede la propria vita nei prossimi anni sconvolta da questa “grande opera”. Sarà un disastro ambientale, economico e non solo per gli abitanti della Val di Susa; forse varrebbe la pena che tutti se ne occupassero e che i mezzi di comunicazione di massa offrissero un’informazione esauriente, corretta e non solo per episodi eclatanti.