Nascere e Morire; il travaglio della vita

C’è qualcosa che paradossalmente accomuna il nascere e il morire, il convegno in preparazione a Brescia il prossimo autunno vuole indagare la natura di questi confini della vita. Chi è interessato a partecipare o a mettere a disposizione il proprio vissuto può contattare l’organizzatore dell’evento.

nasceremorireDa circa 4 anni coordino, organizzo e conduco un evento formativo all’anno, in ambito infermieristico ed in collaborazione con il Nursind di Brescia, su tematiche che ritengo fondamentali per il cammino evolutivo degli infermieri. Nel 2012 abbiamo affrontato il tema della comunicazione (con il prezioso supporto di Lucetta Fontanella), nel 2013 abbiamo parlato di cooperazione in America, Asia e Africa. Quando mi hanno chiesto un tema per quest’anno non ho avuto dubbi, c’è qualcosa che mi sta particolarmente a cuore sin dai tempi in cui studiavo e vivevo a Firenze.
Quando ero ancora uno studente universitario, nel periodo in cui sperimentavo il tirocinio, fui profondamente colpito da un fenomeno che, per la sua stessa natura, non dovrebbe manifestarsi in ambito ospedaliero; il travaglio di parto e di morte!

Era un continuo scappare in sala parto, osservavo attonito, travaglio dopo travaglio, le continue metamorfosi del volto di quelle donne, i sospiri, le contrazioni testimoniate dalle corde vocali delle partorienti e quelle visibili sui loro corpi, l’iride che arretrava sotto le palpebre sino a scomparire lasciando spazio al fuoco dei rami capillari congestionati e pulsanti, il respiro affannoso che, agli intervalli quasi regolari delle contrazioni uterine, mutava in apnea breve.
Lo sfinimento del corpo e dell’anima, che anticipava e seguiva quegli istanti in cui dallo sguardo delle madri evaporava l’estasi…Lacrime, sorrisi, disperazione, forza inaudita, prepotenza e umiltà si fondevano in un sol luogo e forgiavano i corpi; tanto quello del nascituro quanto quello della partoriente. A questo scenario, si aggiunsero, successivamente, alcune considerazioni personali relative al cambiamento di stato che caratterizza l’esistenza del neonato, dal concepimento alla nascita. Il travaglio di parto sembra segnare il confine tra “al di qua” (vita intrauterina) ed “al di là” (vita extrauterina).
Ciò che dall’esterno viene concepito come “nascere”, dall’interno può darsi che sia concepito come “morire”?
Si passa da un mondo (ambiente silenzioso, buio, conosciuto, in sospensione nel liquido, ad ossigenazione passiva, caldo…) all’altro mondo (ambiente caotico, luce abbagliante, il secco e l’attrito, l’incognita del nuovo, la fatica di respirare, la differenza termica…). Secondo alcuni, l’evento della nascita è uno dei più grossi traumi della vita, da ciò conseguirebbe l’amnesia totale che origina da una profonda rimozione. Per altri, nascere e come morire (E. Kubbler Ross).
Sovrapponendo i volti, quelli che ho visto in sala parto e quelli delle persone che ho accompagnato sino all’ultimo respiro (familiari e pazienti), considerato il cambiamento di stato di cui sopra, le sensazioni, le credenze personali, le parole e l’esperienza d’autorevoli scrittori…ho iniziato a credere che il travaglio di nascita e quello di morte sono la medesima cosa, cambia solo la direzione ed il confine; nel primo caso il confine è l’utero e la direzione è la vita terrestre, nel secondo è il corpo a fare da confine e l’incognita funge da via.
Mi rendo conto di quanto sia spigoloso l’argomento in sé e l’accostamento in generale. Proprio per questo spero che in tanti vogliano aderire a questo evento, in ogni forma possibile, dando un contributo per elevare la discussione al livello che merita.
Per contatti: De Mattia Mariano, cell. 333 1728843; [email protected]