SENTO QUINDI ESISTO…i ribelli diversi

“Comunichiamo quello che sentiamo, solo quello che sentiamo.
E quello che sentiamo non può essere nascosto.
Per questo dobbiamo stare in ogni momento
in contatto con i nostri sentimenti”
Ramón-Cortés

di Francisca Anaya Cintas

Ti senti triste? Sei nervoso? Soffri d’ incubi? Ti emozioni spesso? Deluso? Ti esprimi con troppa passione? Provi rabbia? Troppo euforico ed allegro? Sei sensibile!… Il mercato farmaceutico sembra avere una soluzione ad ognuna di queste emozioni: nell’era dei prodotti light, anche i sentimenti e le emozioni devono esserlo… Tutto deve essere preso con moderazione, compreso questi. E così gli scaffali delle librerie sono pieni di libri che ci danno la soluzione per aiutarci a controllarli. Perché le emozioni possono essere il motore dell’energia, ma se non si controllano possono essere anche autodistrittive…E quando qualche anima caritatevole osserva in te alcune di queste risposte umane, in uno sforzo per aiutarti dice: “perché non vai dal medico per farti prescrivere qualcosa?”. O anche quell’altro, il tipo “zen”, che cercherà una causa mentale a qualunque problema di salute fisico tu possa avere…

Ma, è realmente necessario, obbligatorio oppure imprescindibile addormentare e stordire i nostri sentimenti e quindi le nostre emozioni? Per qualcuno l’espressione di tutto ciò fu il maggiore delle fortune perché ci rivelò la sua genialità: Virginia Wolf, Schumann, Poe, Dalí, etc. Tutti loro “Strumenti stonati” come vengono chiamati dal Dr. Vallejo Nájera ma la cui “musica” può raggiungerci tutti nelle profondità del nostro essere e influenzarci in modo benefico.

Non desidero banalizzare un argomento serio come quello delle patologie mentali di origine endogena, non lo farei né come infermiera (quale sono) o come possibile paziente che qualche giorno (non si sa mai…) potrei diventare. Neanche parlo di quello che conosciamo bene come “problemi” di salute mentale. Ma che cos’è la salute mentale? Che cosa vuol dire avere una buona salute mentale? L’associazione europea di salute mentale afferma che non c’è salute senza salute mentale e che la salute mentale è un componente essenziale della salute e benessere di ogni cittadino, parte essenziale della comunità. E ancora di più: i fattori sfavorevoli ad una buona salute mentale rappresentano una grande minaccia per la salute economica, sociale e pubblica nel mondo intero. Interessante la ripercussione in un mondo economicamente dipendente….

Solo desidero di lasciare una piccola riflessione in questa epoca che viviamo, nella quale abbiamo perso il potere dell’ascolto: nell’era della tecnologia che ci offre tanti nuovi mezzi per la comunicazione non abbiamo invece tempo né desideriamo ascoltarci, comunicare, comprendere, empatizzare con l’altro, magari per paura di scoprire che non siamo così diversi e che proviamo cose simili o perché quelli diversi provocano paura… Recentemente una pubblicità di una grande ditta informatica diceva così:

“Dedicato ai matti, agli inadattati, ai ribelli, ai rivoluzionari. A quelli che stanno a proprio agio, a quelli che vedono in maniera diversa. Sono nemici delle regole. e non rispettano lo status quo. Puoi andare d’accordo con loro, divergere da loro, glorificarli o vilipenderli.
Ma l’unica cosa che non puoi fare è ignorarli. Perché sono loro che cambiano le cose. Loro fanno progredire la razza umana.
E mentre alcuni li vedono come pazzi, per noi sono dei geni. Perché quelli che sono così pazzi per pensare che è possibile cambiare il mondo… sono quelli che lo faranno”.

D’altra parte continuiamo a vivere in una società che stigmatizza quelli che hanno sofferto qualche problema di salute mentale in qualche momento della loro vita, e benché questo sia stato superato veramente, di fronte ad un minimo indizio di tristezza o nervosismo proprio di qualunque situazione quotidiana, qualcuno glielo ricorda cercando di aiutarlo domandando: non sarai un po’ depresso?…

Siamo arrivati al punto di medicalizzare l’iperattività dei bambini affinché non ci disturbino e stiano tranquilli e non ci facciano impazzire… Ci danno farmaci per trattare il burnout, il dolore patologico, la depressione postparto: ma oltre ai farmaci dove è finito un buono ascolto, un buon “counseling”, una buona educazione sanitaria, una buona assistenza…? E se facessimo più attenzione all’ambiente che circonda quelle emozioni? Anche l’assistenza comunitaria aiuterebbe a prevenire molti dei problemi attuali di salute mentale, sapendo che anche altri continueranno inevitabilmente a stare lì ma con un atteggiamento certamente diverso.

L’industria farmaceutica ha trovato il suo filone d’oro, ed a volte anche i professionisti della salute: perché “ascoltare” un aspetto tanto importante dell’assistenza infermieristica, forse è molto più complesso di prescrivere un farmaco, come afferma la Carpenito. Nell’era dell’abbondanza dei mezzi d’informazione si produce il paradosso di un deficit di comunicazione.

E qui non voglio perdere l’occasione per consigliare la lettura di un gran libro che può farci comprendere molte cose: “Ascolta” del Dr. Sebastiano Castigliano.

Sì è vero siamo infermieri, ma in qualche momento della nostra vita potremmo diventare anche noi pazienti, e in entrambe i casi, le emozioni ed i sentimenti nella comunicazione svolgono un ruolo fondamentale nell’assistenza di base e nell’autocura. Se eviteremo sentimenti ed emozioni, se smettiamo di comunicare, a poco a poco ci trasformeremo in uno dei replicanti Nesso-6 di Blade Runner fino a smettere di esistere e di essere quello che siamo infermieri ed esseri umani. Meglio imparare a vivere e convivere con le nostre emozioni, sentendo e quindi esistendo…

Frida Kahlo
Le due Frida 1939
L’abbraccio amorevole dell’universo, la terra, Diego, io e il signor Xoloti 1949