Buoni pensieri, buone parole, buone azioni… e buona musica

di Mariano De Mattia

Farrokh Bulsara, nato in Africa da genitori indiani di origine iraniana, approdò in Inghilterra sulla soglia della maggiore età. Come spesso accade nelle migrazioni, malgrado avesse l’impronta dell’artista poliedrico (disegnatore, pianista e cantautore), all’inizio della sua nuova vita assunse le vesti di facchino aereoportuale. Chi avrebbe mai scommesso sull’ipotesi che una storia del genere potesse partorire un’intramontabile leggenda planetaria della musica?
Per quanto mi possa sforzare, non ricordo di essere mai stato (in cinquant’anni di vita) quattro volte al cinema in due settimane. Per giunta a vedere lo stesso film; “Bohemian Rhapsody”. Centotrenta minuti di spettacolo per assistere alla metamorfosi mediante la quale il bruco Farrokh partorisce la farfalla Mercury. Lungi dal propormi come critico cinematografico, il mio unico desiderio è dare seguito al capitolo dei “buoni sentimenti” (di cui abbiamo tracciato il solco ad inizio anno) giacché questo film ne è una fonte generosa di esempi, anche quando per coglierli bisogna disinnescare l’umano pregiudizio e le sue molteplici contraddizioni.

La storia dell’uomo noto col nome d’arte Freddie Mercury è, tra le mille sfumature, anche un’infinita sequenza di limiti che diventano opportunità che, a loro volta, mutano nuovamente in limiti per poi concludersi in opportunità di consapevolezza. Proprio quando l’artista è posto innanzi alla tragicità di un tempo determinato dalla malattia che prospetta un ineluttabile e prematuro fine vita. È proprio il limite di quei quattro incisivi in più, vissuti nello scherno generale, a conferire l’opportunità di una maggiore ampiezza della cavità orale e conseguentemente di un’espansione vocale che renderanno il suo timbro unico. È proprio l’opportunità che deriva dal successo ha dare all’artista l’immensa possibilità economica da cui scaturirà il limite degli eccessi che ne segneranno l’esistenza. Ed infine, sarà proprio il limite del fine vita a far brillare l’opportunità di una consapevolezza nuova, fatta di riconciliazione degli affetti e limpida comprensione delle priorità. Un’opportunità che svela, disinnesca e da pace a tutti i limiti, in parte derivanti da un’infanzia segnata dal dolore della separazione dalla propria origine e famiglia. L’allora Farrokh visse dagli otto ai diciotto anni, in un collegio indiano, lontano dalla famiglia alla quale poté ricongiungersi una volta all’anno in occasione delle vacanze estive, senza nemmeno potersi permettere il lusso di una telefonata quando ne sentiva la mancanza. Forse e paradossalmente, fu proprio la consapevolezza d’esser stato solo e “piccolo” che gli diede al tempo stesso fame d’amore ed accesso alla grandezza.

Mary Austin, la donna per cui l’artista compose ed interpreto “Love of my life” (moglie e compagna di una vita), è una figura che, se mai ve ne fosse la necessità, ribadisce un concetto antico ed elementare; chi ti ama c’è sempre, in ogni stagione della vita. Fu proprio grazie alla caparbietà di quell’amore, che seppe cucirsi sulla pelle di Freddie Mercury come un abito su misura, che all’artista fu concesso l’indimenticabile riscatto del Live Aid. Lo spettacolare concerto che riunì i Queen nel 1985 e consenti al loro solista un’interpretazione magistrale oltre che l’occasione per schierarsi con le seguenti parole: “Se ci sono persone che muoiono di fame, questo è un problema di tutti. Talvolta mi sento impotente e questa è un’occasione per fare la mia parte”.
In quella circostanza Bomi e Jer Bulsara, i genitori di Freddie, furono orgogliosi di veder applicato il principale precetto religioso Parsi che ripeterono per una intera vita alla loro creatura: “Buoni pensieri, buone parole, buone azioni. Degne di nota sono la virtù e l’insegnamento di una famiglia che seppe rispettare, non senza fatica, l’alterità di un figlio che infranse ogni codice morale, religioso e tradizionale.

In definitiva, la storia di Freddie Mercury è la storia di tante altre persone che ancora attendono di essere liberate dal pregiudizio altrui, di uomini e donne che ancora desiderano “Somebody lo love”.