Dare vita alla memoria

Ogni anno pensiamo che sarà l’ultimo, il definitivo che ci costringe a rivendicare ciò che è ovvio, necessario, giusto… Le giornate mondiali ci ricordano che ci rimane tanto da conquistare per fare di questo pianeta, finalmente, un luogo più equo nei diritti sociali, ambientali, nei diritti civili, culturali, economici, politici, in definitiva, nei diritti con e per tutti senza alcuna distinzione né discriminazione.

Di Francisca Anaya Cintas

Il 10 ottobre, giornata mondiale per l’abolizione della pena di morte e giornata della salute mentale, avrà quest’anno un significato speciale per gli infermieri.

Durante la Guerra Civile spagnola (1936-1939) e sotto la dittatura del regime di Franco (1939-1978) sono state numerose le vittime di crimini che il diritto internazionale proibiva in modo assoluto: torture, esecuzioni extragiudiziarie, attacchi contro la popolazione civile, abusi sessuali, ecc.. All’ombra della guerra decine di migliaia di persone sono scomparse assasinate. Alla fine del regime di Franco, tali crimini non sono stato oggetto di una spiegazione imparziale, nè sono stati presi in considerazione i diritti delle vittime.

Nel gennaio del 2004, due infermieri, Jorge Mínguez ed Iván Santolalla, si sono fatti portavoce di una notizia apparsa qualche mese prima: la scoperta della più grande fossa comune di donne assassinate durante la Guerra Civile tra i quali anche infermieri. Una storia reale e terribile che ci riporta ai fatti e agli eventi accaduti ad un gruppo di donne ed uomini (in maggioranza infermiere ed infermieri) che hanno trovato una orribile morte mentre svolgevano le loro funzioni come personale di un centro psichiatrico.

Era l’anno 1937 ed in seguito alla guerra civile, i pazienti e il personale del centro psichiatrico di Oviedo furono trasferiti al monastero di Valdediós, essendo quest’ultimo autorizzato temporaneamente come centro d’assistenza. Nell’ottobre di quello stesso anno arrivarono due unità dell’esercito nazionalista al monastero per accamparsi. Dopo tre giorni dal loro arrivo, i soldati ordinarono al personale del centro di fare una festa, con danze alle quali avrebbero dovuto obbligatoriamente assistere anche gli infermieri. Nel corso del festeggiamento, e secondo diverse testimonianze di superstiti, i soldati violentarono alcune di queste donne e successivamente decisero di fucilarle in un prato vicino. Assassinarono anche cinque ausiliari e una bambina di quindici anni, figlia di una delle infermiere. Prima dell’arrivo dell’esercito gli infermieri avrebberro potuto andarsene, ma il senso morale e professionale, così come il dovere di adempiere al loro obbligo di lavoro, furono più forti della paura. Così ad esempio, Emilio Montoto disse a sua moglie: “non temere, a chi assiste i malatti non succederà nulla”, è stata l’ultima volta che l’ha vista in vita. Nessuno poteva sospettare tanta crudeltà e una simile fine.

Sessantasei anni più tardi, le famiglie sollecitarono l’esumazione dei resti. Quest’iniziativa nace anche dall’Associazione per il Recupero della Memoria Storica il cui interesse è guidato da ragioni puramente umanitarie, evitando ogni sentimento di vendetta al fine di potere recuperare così la dignità di quelle persone assassinate, dando loro una sepoltura degna.

Nel luglio 2003 sono trovati finalmente i cadaveri di una parte di quest’infermieri.

Convinti che il curare in sé non è assegnabile ad alcuna condizione politica e la convinzione che nessun essere umano debba essere vittima della violenza per il semplice fatto di esercitare una professione, meno che mai per coloro che hanno un ruolo di assistenza, un gruppo d’ infermiere ed infermieri hanno deciso di creare una iniziativa per il 5º congresso dell’Associazione Infermieristica di Comunità (www.enfermeriacomunitaria.org), con l’intenzione di diffondere i fatti di Valdediós e per i molti altri di cui non conosciamo i fatti. L’iniziativa è decisa da questa società scientifica nazionale, per la realizzazione di un atto commemorativo che serva, per il suo significato implicito, a ricordare tutti gli infermieri anonimi che sono morti e continuano a morire assistendo. La commemorazione del recupero dei fatti storici giunti a noi, avrà luogo il 10 ottobre 2005 a Valdediós (Asturias) e prevederà l’intervento di vari relatori che precederanno l’inaugurazione di un monumento che ricorderà non soltanto questi infermieri ma tutti coloro che continuano a morire curando. Per ciò conteremo sulla partecipazione dei genitori e di tutti gli organismi possibili, tanto dell’amministrazione locale, regionale o nazionale, partiti, sindacati, società scientifiche, collegi professionali, cioè, tutte le istituzioni e i guppi che possono avere un rapporto con quei fatti.

Per avere più informazioni su questo terribile capitolo della storia spagnola verrà pubblicato un libro: “El Valle de Dios” di Marta Capín (edizioni SIG.RE – C e C http://www.mscyc.com), i fondi ricavati della vendita dell’opera, saranno destinati alla realizzazione dell’omaggio ai caduti.

Ivitiamo tutti voi a condividere questo progetto, aderire alla “Piattaforma Valdediós: dare vita alla memoria “, e a diffondere la pubblicazione del libro: http://www.enfermeriacomunitaria.org/index.php?idioma=es&id_pagina=55

Fonte:

Mínguez J, Santolalla I. Las enfermeras de Valdediós: dar vida a la memoria. Boletín de Enfermería Comunitaria 2003; 9 (2): 27-29. Disponibile su: http://www.enfermeriacomunitaria.org/documentos/bec/bec_26/27.pdf

Referenze fotografiche:

“Infermieri di Valdedios” di Constantino Suarez 1937
“Ritrovamento dei cadaveri” del Dott. Francisco Etxeberria Gabilondo 2003
Riunione per decidere l’iniziativa per il 5º congresso dell’Associazione Infermieristica di Comunità (terza da sinistra l’autrice di questo articolo)
Copertina del Libro”El Valle de Dios” di Marta Capín (edizioni SIG.RE – C e C http://www.mscyc.com)