I pazienti che non pagano la retta finiscono in detenzione.

Succede negli ospedali pubblici del Burundi, uno dei paesi più poveri del mondo.

Gavino Maciocco

La notizia è riportata nell’ultimo numero della rivista Health Policy and Planning[1]. Si tratta di un articolo scritto da rappresentanti di associazioni per i diritti civili (Human Health Watch, Association for the Promotion of Human Rights and Detained Persons) che hanno visitato i principali ospedali pubblici del Burundi, constatando che quasi ovunque i pazienti che non erano in grado di pagare la retta venivano costretti in condizioni di detenzione in locali dello stesso ospedale (ambienti sovraffollati, scarso cibo, pessima igiene e, naturalmente, nessuna cura). La liberazione avviene solo dietro il saldo del debito, cosicchè la detenzione può durare settimane o mesi. Se il paziente muore, l’ospedale trattiene la salma finchè i familiari non pagano. Nel principale ospedale della capitale, Bujumbura, nel 2005, il numero di pazienti insolventi è stato di 422. La situazione è leggermente migliorata dal maggio 2006, quando il governo ha stabilito l’esenzione dal pagamento delle rette per le donne in gravidanza e i bambini più piccoli.

Il Burundi è uno dei paesi più poveri del mondo. Una speranza di vita alla nascita di 45 anni, una mortalità materna di 1.000 per 100.000 nascite. Una spesa sanitaria totale di 3 dollari pro-capite l’anno e una spesa sanitaria pubblica di 1 solo dollaro pro-capite.

Dagli anni 80 – secondo le politiche della Banca Mondiale – in Burundi (e nei paesi più poveri e indebitati) l’assistenza sanitaria pubblica è a pagamento, perchè i finanziamenti statali sono quasi inesistenti. Il personale sanitario è in fuga verso il settore privato o verso l’estero. La qualità dei servizi è disastrosa. Si sapeva tutto questo. Si sapeva che – in gran parte del mondo – le persone per curarsi, quando si curano, si indebitano e vendono quanto hanno di più prezioso. Ma che i malati poveri e insolventi finissero in detenzione (con tutte le conseguenze del caso), questo non si era ancora sentito.

C’è una diretta responsabilità del governo del Burundi, ma anche quella della comunità internazionale che non può accettare una così vergognosa violazione dei diritti umani.

Gavino Maciocco

Presidente Oisg

[email protected]

www.saluteglobale.it

[1] Juliane Kippenberg, Jean Baptiste Sahokwasama and Joseph J Amon, Detention of insolvent patients in Burundian hospitals, Health Policy and Planning 2008;23:14–23