Testimonianze dalla prima linea

Pubblico alcune testimonianze da recenti post raccolti su Fb di amici colleghi. Sento il bisogno di dar loro risonanza per la loro freschezza. Testimonianze che sgorgano direttamente dalla fonte senza distorsioni.
Grazie a tutti gli operatori sanitari che oggi, come sempre, si impegnano e rischiano per garantire la salute della comunità.
Giancarlo – Firenze

State a casa per favore …… per i miei colleghi della Rianimazione di Careggi (foto)
Barbara – Firenze

Vorrei dire alcune cose:
grazie a quei colleghi che si stanno in trincea occupandosi”ferocemente” dei tanti malati.
Per farvi entrare un pochino ” dentro”: messaggio notturno di Paola che ogni giorno sta lavorando dalle 7;30 alle 2 di notte; mi racconta che operatori mangiano perché i cittadini portano pasti all’entrata dell’ospedale. A casa ha tre figlie e mi chiedo chi starà con loro dato che il marito è in polizia e non sarà certo tra i “confinati” a casa.
Vocale di Stefano stremato da tante ore di lavoro chiuso nella tuta, respirando con quella mascherina ad occhiali perennemente appannati. E mi ripete: Elsa sono stanco, stanco, stanco. A proposito lo sapevate che la vestizione e la svestizione sono complesse, per non contaminarsi, per cui andare in bagno è estremamente difficoltoso e spesso si sta un intero turno senza andare?
Io sono andata a lavorare piangendo. Mi fa arrabbiare sentire persone che si lamentano per le regole imposte. Finalmente! E mi fa incazzare chi non le rispetta.
Poi vi dico pure che è tanto che lavoriamo duro, a personale dimezzato, con risorse sempre più scarse e fino ad ora nessuno se n’è accorto, se non i nostri pazienti ed i loro parenti.
E’ da tanto che siamo eroi, ma non lo sapevate.
Elsa – Firenze

Ieri abbiamo iniziato alle 6 a fare tamponi a domicilio in tutta la provincia e abbiamo finito quasi alle 22. Siamo tornate morte, perché bisogna starci con la testa, ogni volta vestirsi con i presidi e poi svestirsi senza contaminare se stesse e l’ambiente circostante, che le infermiere malate non sono più utili a nessuno, ma non ci è pesato affatto. È l’ora del dovere, dell’impegno totalizzante, di donne e uomini fedeli allo Stato, alla propria comunità, alla divisa che indossano, alle persone che assistono.
A fine giornata si disinfetta, riordina, bonifica, ripristina. Ieri sera mi ha commosso guardare le nostre mascherine messe ad asciugare. Un pensiero mi è andato a tutti i colleghi che stavano facendo quello che facevamo noi, la stessa identica cosa, la stessa passione e stanchezza, gli stessi gesti, ovunque, in ogni ospedale pubblico di questo nostro mondo diventato piccolo piccolo e vicino e drammaticamente uguale.
Un abbraccio pieno di amore immenso ai colleghi sanitari di tutto il mondo, impegnati ora nelle rianimazioni, nei pronto soccorsi, nei team dei tamponi, in qualsiasi reparto. Abbiamo a che fare con qualcosa di gigantesco non narrabile. I nostri ospedali, la nostra sanità. Nulla sarà neanche simile a quello che abbiamo vissuto fino ad ora.
Lucia – Ascoli Piceno

Questa mattina entrando in ospedale mi sono commosso come non mai dalle gratitudine e sensibilità della popolazione verso le professioni sanitarie.
Vorrei che la stessa vicinanza fosse anche da parte delle istituzioni. Quelle istituzioni che hanno messo in folle da 20 anni il SSN portando, in occasioni come questa, ad idealizzare come eroi piuttosto che normali professionisti tutti coloro che in questi momenti cercano di sostenere sulla propria pelle un sistema sanitario non più sostenibile.
Enrico  – Firenze

Ma veramente vogliamo superare l’emergenza arruolando personale sanitario per tre mesi, metterlo in prima linea a rischiare la pelle, senza presidi di sicurezza, senza formazione. E poi rispedirli a fare disoccupazione? Questo è il modo di gestire la situazione? Ok a Bertolaso allora peggio di così non si può andare. Complimenti a tutti gli italiani per aver scelto, negli anni, classi dirigenti politiche inutili e dannose per il paese.
Un altro Post:
Qualcosa non mi quadra. I m.m.g. venuti a contatto con utenti positivi vanno in quarantena ed aspettano il tampone. I dipendenti pubblici, venuti a contatto con persone positive, ma asintomatici (senza febbre superiore a 37,5) continuano a lavorare. No, qualcosa non quadra.
Maurizio – Ancona

Ieri sera, dopo 14 ore di lavoro, davanti agli occhi stanchi della mia più stretta collaboratrice, mi sono chiesta: cosa c’è di difficile nel seguire le istruzioni? L’80% del tempo di ieri ad illustrare, spiegare le regole doverose per proteggere i nostri ospiti anziani della casa di riposo a tutti: collaboratori, volontari, famigliari degli ospiti. L’impressione è quella di uno che grida nel deserto.
Mi sono sentita dire di tutto e mi sono vista scrivere di tutto: “regole immorali!, si senta responsabile della sindrome abbandonica di mia madre, voglio vedere mio marito almeno dalla finestra, solo noi figli possiamo portare il virus e voi infermieri no? se entrate voi possiamo entrare anche noi, è un complotto internazionale” e ovviamente la frase delle frasi: “chiamo i carabinieri!”
Ma si può?
Comprendo la preoccupazione, l’ansia di una situazione nuova e dai contorni incerti, l’emotività del momento è solo che fare e dire cose così a caso ci distolgono dal vero lavoro di assistere e tutelare le persone anziane ricoverate e ci sfiniscono. Stringiamo i denti, sfruttiamo le modalità nuove e alternative per interagire, sosteniamoci a vicenda e tutto passerà. Che questa sia l’occasione per superare l’individualismo e sentirci comunità?
Paola – Varese