Zerotrenta; il prefisso della solidarietà

di Mariano De Mattia

Premessa

Patrizia, una carissima amica che vive e lavora contemporaneamente in almeno tre città italiane, mi ha segnalato l’esistenza di una caffetteria a Brescia la cui titolare, a fine giornata, imbusta i prodotti freschi di giornata avanzati per metterli a disposizione di chi ne ha bisogno: “Se hai bisogno prendi”. Un sabato mattina decido di andarla a conoscere, per saperne di più, per ascoltare la sua storia e soprattutto per capire cosa l’ha spinta verso questa direzione. Dopo aver sondato telefonicamente la sua disponibilità, raggiungo la caffetteria “Zerotrenta”, Cristina mi fa accomodare al “tavolo sociale” (sul quale campeggia il “divieto” di usare il cellulare) e mi offre un cappuccino. Ringrazio, tiro fuori il taccuino dalla tasca ed inizia l’intervista.

L’intervista

Cristina ha trentasette anni e vive e lavora in Italia da quando ne aveva venti. È nata in Romania e da circa otto anni è alle prese con l’esperienza della Caffetteria “Zerotrenta”. Di lei ti colpisce la semplicità, la fame di sapere ed il modo in cui l’anima le si affaccia dagli occhi per scoprire il mondo esterno. Parlandoci, ne puoi visualizzare il cuore a forma di mappamondo. Si capisce immediatamente che in lei e nella sua idea non sono contemplati fini propagandistici.

Detto brutalmente, ma chi te l’ha fatto fare? Visto che non saranno di certo mancate, oltre alle tante manifestazioni di consenso, le allusioni all’intento di farsi pubblicità.

Prima di tutto, per rispondere a chi mi fa i complimenti, vorrei precisare che non sto facendo nulla di straordinario. Lo considero un semplice e piccolo gesto di civiltà, supportato dalla memoria storica e dal vissuto personale…so bene cos’è la fame!
Per quanto concerne le accuse dei malpensanti, non dedico a queste molta energia in quanto preferisco utilizzarla per continuare a fare ciò in cui credo. Non ambisco alla notorietà né ho bisogno di pubblicità, ma soprattutto non ho secondi fini. È proprio per questo che ho rifiutato più di un invito come ospite in programmi televisivi, locali e nazionali. Sono felice della vita che ho e non voglio che cambi, neanche di una virgola. Voglio restare nella semplicità di un gesto di civiltà. Mi piacerebbe tanto che questa iniziativa fosse emulata da tanti, con la finalità di ridurre sprechi, disagi e povertà. Tutti dovrebbero avere la capacità d’immaginare cosa significa ritrovarsi, all’improvviso, senza un tetto, un letto ed un piatto. Può succedere a chiunque, in qualsiasi momento. Spesso mi capita di ascoltare storie che, se non ne conoscessi personalmente i diretti interessati, riterrei incredibili. Ho conosciuto un senzatetto, persona normalissima, toscano che ha lavorato alla costruzione della metropolitana. Quando ha scoperto che la moglie aveva aderito ad una setta satanica, nel tentativo di tirarla fuori, c’è entrato anche lui finendone inghiottito allo stesso modo. Della moglie ha perso le tracce ed oggi vive per strada. Hanno perso tutto!
Ripeto sino alla noia, la vita può cambiare in un attimo. Io stessa ho affrontato un lutto importantissimo ed improvviso ed è stata un’occasione per capire quanto le nostre vite siano appese ad un filo. Perché dunque farsi del male, gratuitamente ed in ogni occasione, dimenticando la nostra natura di creature di passaggio? Il problema è che siamo troppo concentrati su noi stessi, sempre intenti a costruire e difendere le mura di cinta della nostra comfort zone, dalla quale non vogliamo più uscire.

Come me, tu vivi a Brescia da venti anni ma sei nata altrove. Quali sono le fatiche di un migrante?

L’essere stata una migrante economica, fenomeno che riguarda la maggioranza delle migrazioni, non mi ha creato problemi. Ho cercato di non fare la vittima, mi son data da fare, ho rispettato regole, costumi e persone e non mi sono mai sentita in pericolo in Italia. Dopo quasi venti anni che vivo qui, posso dire che non mi sono mai sentita esclusa dal contesto sociale. Dopo tanto tempo che vivi in un posto diventi quel posto. Ne assumi parzialmente il carattere. Credo che dovremmo comunque e sempre valutare le persone per quello che fanno e non in base al luogo di provenienza. Si tratta di buttar giù pregiudizi e luoghi comuni; tipo la convinzione che rom e rumeni siano sinonimi, quasi a voler considerare un’offesa il primo dei due termini.
I pregiudizi amputano le nostre possibilità di vivere una vita piena. Ricordo quando nel 2016 ho ricevuto l’invito a Napoli da parte di un ragazzo conosciuto casualmente in vacanza. In molti mi dicevano di stare attenta, di non andare in giro da sola, di evitare alcune zone in alcune ore…neanche stessi andando in guerra! Vuoi sapere come è andata? Sono stato ospite di questo amico e di sua madre, a casa loro. Mi hanno fatto sentire una persona di famiglia, accolta e coccolata in tutto e per tutto. Ho percorso i quartieri spagnoli senza alcun problema, incontrando molta gente che mi considerava una di loro. Addirittura, quando ho chiesto informazioni per andare al mare, una signora mi ha invitato a sedermi al bar con lei, mi ha offerto il caffè e mi ha spiegato che il mare era distante! Stessa cosa a Malindi, quando ho conosciuto una ragazza etiope, un’artigiana, che mi ha mostrato alcune realtà locali. Da una parte mi ha colpito la povertà estrema e dall’altra l’enorme semplicità, apertura e generosità con cui la gente si relaziona.

Secondo te, è la terra che appartiene agli uomini oppure è vero il contrario?

Bisognerebbe sempre ricordarsi che condividiamo con tutte le altre forme di vita (piante, fiori, frutti, animali e minerali) una condizione semplice ed evidente; apparteniamo tutti alla terra, da lì veniamo e lì siamo destinati a tornare. Dunque più che affannarci nel possederla dovremmo limitarci a custodirla, amarla, condividerla e soprattutto rispettarla.

Se in angolo del bar trovassi la lampada di Aladino, quali sarebbero i tuoi tre desideri?

Come primo desiderio vorrei che la fame nel mondo diventasse un’utopia, nel senso etimologico del termine, ossia “non luogo”. Vorrei svegliarmi una mattina e scoprire che la fame non ha, non ha avuto e non avrà luogo! Secondo, vorrei che in tutti noi ci fosse un più profondo, sincero e sentito rispetto per la terra e l’ecosistema. Ultimo, ma non per ordine d’importanza, mi piacerebbe che molte altre persone imitassero il mio gesto, piuttosto che criticarlo o volerci trovare a tutti i costi il lato oscuro. Ma te lo immagini cosa potrebbe diventare la nostra città? Un banchetto a cielo aperto attraverso il quale si potrebbero ridurre gli sprechi, la fame e la solitudine. Dai speriamo che prima o poi, a prescindere dalla lampada, accada…

Progetto Cartina Brescia Solidale

Traendo spunto dal terzo desiderio espresso da Cristina, tra un cappuccino ed un aperitivo, abbiamo pensato ad un’iniziativa alla quale stiamo lavorando, con l’intento di coinvolgere altri anelli umani in questa possibile catena di solidarietà. Abbiamo progettato insieme un volantino per sondare la disponibilità territoriale di altri esercenti bresciani ad unirsi all’iniziativa avviata da Cristina. Con l’elenco degli esercenti aderenti all’iniziativa, vorremmo costruire una cartina della solidarietà, distribuirla nei punti strategici della città ed offrire a chi ne ha bisogno una mappa cittadina che conduca verso un ristoro gratuito…Noi ci proviamo, incrociamo le dita. Vi terremo aggiornati sugli esiti di questo progetto sociale.

Scarica il volantino in pdf

Scarica volantino in jpg